martedì 1 novembre 2011

GUM Studio > Carrara


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Il progetto con cui GUM partecipa a Lido è una sorta di sistema di note a piè di pagina, rispetto alla possibilità che viene offerta agli spettatori di conoscere tutti insieme degli spazi gestiti da artisti in diverse parti d’Italia.
Vedi il progetto presentato da uno spazio, e poi da GUM puoi vedere un’opera di ciascuno degli artisti che gestiscono quello spazio. E questo accade quasi per tutti gli spazi presenti a Lido.
Il focus della mostra và sul fatto che ciascuna di queste persone porta avanti una pratica artistica individuale e contemporaneamente lavora alla programmazione e alla gestione di uno spazio espositivo e progettuale. Come si imposta per ciascuno la relazione tra queste due attività? Questi spazi lavorano moltissimo in rete, e gli scambi che avvengono spesso valorizzano questa ambivalenza autoriale: succede di continuo che chi gestisce uno spazio venga invitato a esporre le proprie opere in un altro. C’è scioltezza nel modo in cui i ruoli si alternano e si fondono. È un fenomeno che è sempre esistito, ma ora più massivamente.
GUM, raccontando il gruppo di Lido come una comunità di artisti, crea una situazione che N e H stessi hanno definito sia un’ambasciata che un mosaico. Un’ambasciata ci sta, perché la relazione con la dimensione locale, intesa in tutta la sua complessità politica e sociale, è una base pressoché costante del lavoro di questi spazi. Il mosaico è ancor più bello, perché riporta alla considerazione armonica delle individualità.
L’ambasciata parla di un’Italia carente di istituzioni di supporto per i giovani artisti in cui spontaneamente si crea una rete che fa dell’alternatività un sistema autorevole, un meccanismo funzionante. Un’ambasciata è rappresentativa, assolve a dei servizi e può offrire rifugio.
Il mosaico parla di un’estetica, e anche della curiosità di capire se esistano (o meno) affinità poetiche tra artisti che condividono l’esperienza progettuale di gestire uno spazio.
 
Cercando “Julio Cortazar” e “mosaico” su google, ho trovato questo:
 
Mi avvicinai alla vetrata che dava a ovest. Dietro una tenda da sole a righe arancione e blu c'era il paesaggio agreste, ma qualcuno aveva fatto un buco rettangolare da dove entrava il sole delle quattro mescolato a brandelli di figure e di nubi.

— Guarda qui, è un Poussin favoloso.

Non era affatto un Poussin, piuttosto un Rousseau, però la luce del pomeriggio, il caldo, qualcosa in quel frammento d'esterno che si stagliava attraverso la tenda, gli davano un'importanza a cui non si poteva sfuggire. Chinandomi verso l'angolo dove Marta mi esortava a guardare, capii la ragione della sua meraviglia. In un prato non troppo distante, proprio accanto alla facoltà di agraria, una gran quantità di mucche pascolava in pieno sole, bianche e nere, in perfetta simmetria. Avevano qualcosa del mosaico e del quadro vivente, un balletto idiota di figure lentissime e ostinate; la distanza impediva di distinguerne i movimenti, ma osservando con attenzione si vedeva cambiare a poco a poco la forma dell'insieme, la costellazione bovina.

– È fantastico che sedici mucche riescano a stare in questo buchetto – disse Marta. – Conosco già la storia della prospettiva, ecc. Con un dito si copre il sole, e bla bla bla. Ma se ti fidi soltanto dei tuoi occhi, per un attimo soltanto dei tuoi occhi, e vedi quella decalcomania purissima laggiù, tutto è perfetto: il prato verde le mucche nere e bianche, due vicine, altre più in là, tre in fila e ritagliate; la cosa fantastica è l'irrealtà di queste figure che sembrano tanto una cartolina illustrata.

– La cornice del buco permette l'illusione – dissi. – Quando torna Renato possiamo chiedergli di dipingerlo. Realismo magico, sedici mucche che celebrano la nascita di Venere in un torrido pomeriggio.

– Il titolo va bene, senza contare che sarebbe l'unico modo per convincere Renato a dipingere qualcosa che vediamo anche noi. Anche se il quadro che sta facendo adesso è piuttosto fotografico.

– Be', sì. Ma fotografato da un marziano o visto attraverso l'occhio sfaccettato di una mosca. Immàginati come deve essere fotografare la realtà attraverso l'occhio di una mosca.

– Preferisco le mie mucchette. Guardale ancora, Insetto, guardale ancora. Peccato che Jorge stia dormendo, sarebbe bello fargliele vedere.

 
Julio Cortázar, “Divertimento”, Voland, 2007, pag. 7
Eva Fabbris
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GUM STUDIO
Aghilysti
Una mostra collettiva presenta l'essenza artistica dei collettivi che gestiscono gli spazi di Artissima LIDO (opere selezionate dei membri di ciascun collettivo).
Artisti: Alessandro Agudio, Alis/Filliol, Francesco Bertelè, Ludovica Carbotta, Manuele Cerutti, Giallo Concialdi, Luca De Leva, Giulio Delvè, Federico Del Vecchio, Andrea De Stefani, Derek Maria Francesco Di Fabio, Sara Enrico, Roberto Gigliotti, James Harris, Helena Hladilovà, Giuseppe Lana, Renato Leotta, Beatrice Marchi, Jacopo Mazzetti, Anna Mostosi, Gemma Noris, Osservatorio Urbano/Lungomare, Luigi Presicce, Laura Pugno, Ala Roushan, Matteo Rubbi, Carretto/Spagna, Emiliana Sabiu, Namsal Siedlecki, Davide Stucchi, Alexandro Tripodi, Cosimo Veneziano.
Sede dell’evento: TAC, Piazza Emanuele Filiberto 11
3/4/5/6 novembre dalle 18 alle 24

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